Nel lago di Resia, il profilo romanico del campanile di Curon si alza dalle acque increspate di vento. Resto romanico di memoria emersa, è lì a raccontare la storia di questa zona dell’Alto Adige col tocco immaginato delle sue campane divelte.
Nei giorni di sole così come in quella di pioggia, quello che è diventato il simbolo della Val Venosta, guarda le montagne intorno – cornice naturale di un bacino artificiale voluto dall’uomo e dalla sua avidità.
Oggi il lago di Resia, con 120 milioni di metri cubi, è il più grande della provincia di Bolzano. Ieri era solo uno specchio d’acqua creato dalla Natura che rifletteva il cielo, e vicino al quale sorgeva il paese di Curon.
Così bello ma così inutile che già nel 1910 si ebbe l’idea avida di sfruttare questo bacino come quelli di Curon e di San Valentino alla Muta. Nel 1920 furono presentate domande per ottenere una concessione e realizzare un’enorme diga.
Nel 1923 la società che le aveva richieste (Comitato Promotore della Società Elettrica Alto Adige) entrò nel gruppo Montecatini. I lavori intorno al lago di Resia iniziarono solo nel 1939 ma si fermarono durante la guerra nel 1943.
Nel 1946 nonostante i gravi problemi economici post bellici e la mancanza di materie prime necessarie alla continuazione dell’opera, i lavori ripresero anche grazie a investimenti svizzeri.Dall’Argentina, venne importata la nitroglicerina, dalla Sila il legname e dal nord Italia il cemento con i camion e convogli ferroviari. Oltre sette mila lavoratori furono impiegati per mille giornate, con un costo di 25 miliardi di lire.
In totale furono scavati 35 chilometri di tunnel sotterranei, e utilizzati 1,5 milioni di quintali di cemento, dieci mila tonnellate di ferro e ottocento d’esplosivo. Il 28 agosto 1949 l’opera venne inaugurata.
Così nacque l’attuale lago di Resia, bacino alpino artificiale situato a 1.498 metri sul livello del mare con una superficie di dieci chilometri quadrati, una circonferenza di 15,3, una profondità massima in caso di piena di 45 metri e un volume di 120 milioni di metri cubi.
L’antico abitato di Curon Venosta fu sommerso dalle acque e venne ricostruito più a monte: 163 case e 523 ettari di terreno coltivato a frutta furono spazzati via insieme alle vite di 150 famiglie contadine. Molte delle quali furono poi costrette a lasciare la zona.
Di quel mondo oggi sommerso resta il campanile che risale al 1357, forte e fedele da resistere all’uomo e alla sua barbarie. Quando d’inverno il lago di Resia si ghiaccia è possibile raggiungerlo. E secondo la leggenda si può ascoltare l’eco delle sue campane portate via da tempo.
Quel rintocco, che è storia di fede vera, non è per tutti: ma solo per chi ha un cuore capace di sentire la voce di Dio.
Per approfondire:
Wikipedia
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